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Il maiale e la porchetta

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Giù nell'angolo scuro,

sotto la scala che sale alla cucina: odo il tuo grugnire.

Piccolo, rotondo, roseo, pasciuto corpo non ancora maturo.

Ti reggi su piccoli piedi al finire di coscia abbondante.

Sguazzi, rotoli, malta del tuo odore intrisa.

Mi guardi profondo, ti guardo con gioia, pensando al chio che cresce.

Abbondante verdura broda feconda, ti sazi e diventi rotondo.

Tiguardo ancora e tu cresci, con malevole voglia continuo a chiamarti:

Porco....sei ancora più porco, fintanto che in melma stai.

Ora sei li, nella cucina, lavato, profumato di aromi,

cosparso di laborioso condimento.

Ti guardo compiaciuto, più porco non sei.

Quando esci abbronzato dal forno portato in tavola in trionfo

tutto espando con il tuo sapore, ti prendi il posto di onore.

Perchè mi domando, mi chiedo piano: Tu porco più non sei.

Porchetta sei diventato, da vivo eri porco, ora cucinato gusti il mio palato:

in femmina trasformato.

con te tutto si ricicle, nulla viene gettato.

Femmina che genera sei ritornato,

mangiare e dormire per vocazione devi fare,

da morto il meglio di te sarà lei che saprà dare.

La tua paga è un nome cambiato in modo gentile più appropriato,

vezzeggiativo del tuo passato.

 

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